Intima unione di parti, spazi e idee. Essa si delinea come un complesso di fonemi, mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica. Essa si precisa e determina nel contesto di una frase. La parola si delinea quindi come una sorta di Macchina: è composta da una quantità specifica di parti, che se disposte in maniera adeguata, a seconda della finalità, producono senso.

Macchina
Avendo intuito l’aspetto meccanico relativo alla morfologia della parola, ho voluto indagare ed approfondire le possibilità virtuali di tale scoperta. Ho dunque analizzato il “meccanismo” della parola per provare a mettere in luce il funzionamento delle connessioni tra le lettere. La connessione risiede in questo caso in piccoli spazi regolari e cadenzati, pause afone identificate da una lettera “insonora” in quanto non ancora contestualizzata. Il risultato è quello di poter costruire una parola, sensata o meno che sia. Poter vedere, toccare e lavorare un qualcosa che solitamente vibra nell’aria e non ha dimensione.

Morfogenesi
A partire da una circonferenza sono state elaborate diverse distribuzioni di cerchi concentrici. Si è fatto in modo che la composizione, pur se non completamente regolare mantenesse un ordine di crescita e di distribuzione. A partire poi da un ipotetico centro, sono stati tracciati dei raggi che evidenziano la crescita energetica della figura. In corrispondenza delle intersezioni tra cerchi e raggi sono state disposte delle lettere. Queste poi compongono delle parole se lette a partire dal cerchio più esterno, per poi arrivare a quello più interno.

Interazione e costruzione di una parola
Lo stimolo esterno è necessario affinché possa essere visualizzata una parola. L’utente interagendo con la macchina individua una parola o una pseudo-parola che intende costruire. Dunque, attraverso le connessioni, costituite da piccoli solchi, egli è in grado, gradualmente di visualizzare la conformazione relativa alla parola scelta. Il processo è molto libero, in quanto si può decidere di procedere alla costruzione connettendo le parti in maniera randomica, costituendo cosi delle “parole non significanti” che vengono però analizzate e visualizzate come normali parole.

Testo di Chiara Simpson