È scomparso il 18 maggio Andries Van Onck, designer e teorico, la cui carriera ha intessuto un significativo collegamento tra la cultura del design nordeuropeo e quella del progetto italiano.
Nato ad Amsterdam nel 1928 aveva avuto tra i suoi primi insegnanti Gerrit Rietveld. Aveva poi studiato alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, con Tomás Maldonado, Walter Zeischegg e Max Bill. Dal 1959 viveva in Italia, dove fu assistente di Ettore Sottsass per il design dei calcolatori della serie Elea della Olivetti.
All’ISIA di Roma è stato docente di Metodologia e Progettazione, membro del Comitato Scientifico Didattico dal 1991 al 2004 e Vicepresidente dal 2002 al 2004. Ha inoltre insegnato all’ISIA di Firenze e al Politecnico di Milano.
A lui si deve il neologismo metadesign (da cui metaprogetto) coniato nel 1964, termine utilizzato principalmente nell’ambito della disciplina del design, mentre nelle altre discipline progettuali il concetto è generalmente espresso con le definizioni studio preliminare per la fase analitica e progetto di massima per la fase di sintesi.
I suoi oggetti conservano l’impronta del rigore formale e tecnico del Novecento olandese (come nella sedia pieghevole Cricket del 1983 e nella scaletta pieghevole per Kartell, 1991), cui si uniscono significativi riferimenti alla cultura dell’oggetto giapponese (le posate per Serafino Zani, 1991) e l’eleganza dei particolari del design italiano (come nelle maniglie per Olivari e Colombo Design del 1985, o nello scultoreo calzascarpe Airone per Foca, 2006, progettati entrambi con la moglie Hiroko Takeda).
Nel 1976 vince il Compasso d’Oro con la serie di interruttori e prese Habitat per Ave, progettata con Hiroko Takeda.
Scrisse significativi saggi teorici di metodologia e pratica del progetto tra cui “Il senso delle forme e dei prodotti” (Lupetti, 1994) e “Avventure e disavventure di design” (con Hiroko Takeda, Alinea, 2005).