“Le monadi sono dunque limitate non nell’oggetto, ma nel modo di conoscere l’oggetto: esse tendono sì all’infinito, al tutto, ma confusamente, appunto perché sono limitate e differenziate a seconda del grado di distinzione delle loro percezioni.” Gottfried Wilhelm von Leibniz
Schĭdia si ispira alla monadologia di Leibniz. Le monadi, “forme sostanziali dell’essere”, sono delle specie di atomi spirituali, eterne, non scomponibili, che seguono delle leggi proprie. Ognuna riflette l’intero universo da un determinato punto di vista ed è coordinata con le altre per mezzo di un’armonia prestabilita. La pluralità di monadi è permessa dal diverso grado di coscienza che ogni monade ha, in sé, di tutte le altre, e della monade delle monadi. Dunque, ogni monade è tutte le altre, ma con infiniti e diversi gradi di consapevolezza, appartenenti di fatto a un’unica sostanza-monade, che permettono ora la diversità, ora la diversificazione di un unico Ente che si individua in tante monadi. Ma, a differenza delle monadi, in Schĭdia, la parte assume senso una volta considerata nel tutto, nel molteplice. In tal modo si ottiene un sensuale gioco di trasparenze, sovrapposizioni, luci e ombre. Schĭdia celebra l’ordine nel caos: seppur nella sua irregolarità, presenta un’essenza ordinata, una cadenza, una metodologia. La sua conformazione permette infinite configurazioni plasmate nello spazio che offrono un’esperienza sensoriale irripetibile. Schĭdia è asimmetria e reciprocità.